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MassimilianoG

"Cloud una volta" – Intervista a Christian Verstraete

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Dall’articolo My Cloud Learning Journey Part 1: "Once Upon a Cloud" An Interview with Christian Verstraete di Tim Clayton, HPE Marketing Business Services

Christian Verstraete utilizza da molto tempo il cloud, addirittura da prima che esso stesso esistesse. La sua esperienza è iniziata decenni fa, quando si era specializzato nella produzione dei cosiddetti dispositivi “storici”, incorporati nelle macchine per la raccolta dei dati sulle prestazioni. Christian è la persona ideale per iniziare un viaggio verso il cloud, perché non è solo uno che semplicemente lavora nel cloud e ha fatto tutto, il cloud l’ha visto nascere quando lavorava nel 2006 con Ann Livermore all’interno del cloud team e ha scritto molti articoli a riguardo. Oggi è diventato HPE Chief Technologist e Global Advisory Lead e non vuole fermarsi qui, anche perché ha una chiara visione del futuro.  

Christian è capace di tradurre tutti i singoli pezzi di informazioni di calcolo complesse in una metafora o in un’azione giornaliera, rendendoli quindi comprensibili a tutti. Ecco, per esempio, come Christian Verstraete spiega la differenza tra private, public e hybrid cloud:

Il Private cloud è un semplice insieme di server utilizzato da una sola impresa, in modo da tenere tutti gli strumenti al sicuro. Piace molto alle grandi imprese in quanto permette di eliminare, in grand parte, la possibilità di violazione dei dati. Per saperne di più sul private cloud scaricate il white paper The Forrester Wave™: Private Cloud Software Suites, Q1 2016- Italian.

Il Public cloud è un insieme di server che processa dati per diverse aziende, ideale per le imprese più piccole che non possono permettersi un private cloud e non devono processare calcoli complessi.

Hybrid cloud si ha quando un’azienda inizia utilizzando un sistema private per poi migrare alcuni dati su piattaforme public una volta raggiunte determinate capacità sui loro server privati.

Qui di seguito vediamo la visione di Christian del cloud nel passato, nel presente e nel futuro.

 

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Il passato

“C’era una volta un’azienda di nome Amazon.” Così inizia Christian, come una bella favoletta tutta da ascoltare. “Avevano un grande giro d’affari, ma era stagionale. I loro server a dicembre erano occupati dieci volte di più rispetto al resto dell’anno. Avevano quindi bisogno di una grande capacità di calcolo, ma solo per il periodo prenatalizio. Quindi, Werner Vogels e suoi iniziarono a pensare ‘cosa facciamo per sfruttare tutta questa potenza anche nei periodi di minor carico?’ è venuta loro l’idea quindi di dare in affitto le risorse da loro costruite ad altre aziende, in modo da non lasciarle inutilizzate quando non c’è bisogno di processare tanti dati.”

Quello che poi è seguito era un processo di automazione e standardizzazione. È passato il concetto di dare alla gente un server virtuale ed è stato automatizzato al punto che basta premere un semplice bottone per assegnare spazio nel server alle imprese esterne. Per quanto riguarda la standardizzazione, basta pensare alle taglie dei vestiti; in base alle proprie esigenze di server le aziende possono scegliere tra small, medium, large, XL o XXL.

Sembra tutto molto semplice, ma ci sono state naturalmente molte false parte e vicoli ciechi lungo la strada. Prendiamo l’utilizzo del server ad esempio. Più il server diventa conveniente, più le aziende tendono a comprarne uno per app, invece di eseguire più app in un server solo, eliminando la possibilità di bug che possono verificarsi quando un server esegue diversi processi nello stesso momento. Questo approccio un server-una app significava eseguire perfettamente un’applicazione ma utilizzando solo il 10% del potenziale. Questo è meraviglioso a livello di calcolo, ma per l’economia è terribile in termini di costi. Questo problema è stato risolto da VMware, che ha sezionato il server in più parti indipendenti, eseguendo i processi senza metterli in conflitto, consentendo la compartimentalizzazione senza ulteriori spese.  

Le nostre soluzioni di sicurezza sono eccellenti, le nostre tecnologie cloud anche fin dal primo giorno e siamo una delle aziende che prende questo tema più seriamente.

 

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Il presente

HPE si sta focalizzando nella parte di Service Brokering o Cloud Brokering. Christian ci spiega cosa significa.

“Esistono essenzialmente quattro tipi di cloud. Il private è quando si vuole un server solo per se stessi. Poi c’è il public, molto conveniente ma forse un po’ meno sicuro, per questo un po’ trascurato, infatti alcuni non saranno mai pronti per questo. L’hybrid cloud prende alcuni elementi del private cloud e li sposta ne public cloud quando appropriato. Le Community Cloud sono una nuova idea. Si tratta essenzialmente di un public cloud ma ristretto a un piccolo gruppo di persone. Un insieme di organizzazioni che si fida l’uno dell’altra e utilizza risorse condivise in modo etico e sicuro.”

Continua…

“Ma le aziende non sempre sanno di cosa hanno bisogno. Non sempre sono a conoscenza delle varie opzioni. Il Cloud Broker fa quindi da mediatore. Il cliente presenta una richiesta di cloud, il broker guarda ai dati e poi li colloca in base al senso dei vari dati, dal punto di vista della sicurezza, dell’economia e degli affari. Sono degli agenti. Capiscono quali sono le esigenze delle industrie e le sfide a livello locale e legale. HPE lavora a livello aziendale per fornire il cloud giusto nel modo giusto.”  

 

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Il futuro

Non potevamo lasciare Christian senza parlare di Internet of Things.  

L’Internet of Things è come una serie di piccole scatole collegate a migliaia di sensori che registrano i dati su base continuativa e memorizzano le informazioni su server locali. Questi dati possono essere poi inviati regolarmente per le analisi o recuperati su richiesta. Possono essere dei rilevatori della salute oppure, nell’esempio fatto da Christian, un server collegato con un ponte in grado di rilevare il traffico, il carico di pressione e la tensione sulle costruzioni d’acciaio. Minuto per minuto, giorno per giorno. 

La quantità di dati che produciamo sta per esplodere. Abbiamo i computer per immagazzinare queste informazioni ma i leader del futuro saranno quelli in grado di capire la necessità di bilanciare granularità e deperibilità. Granularità significa esatto livello di precisione dei dati richiesti. C’è bisogno di registrare ogni singolo battito del cuore per fornire al medico un rapporto completo? Dobbiamo soltanto leggere alcuni punti che ci vengono forniti ogni giorno? Dobbiamo istruire il sistema ad accendersi e allertarci solo in caso di anomalie? Più granularità significa più dati, quindi più costi di memorizzazione. E anche la deperibilità è un problema. C’è bisogno di registrare tutti i passaggi una settimana? Un anno? Tutta la vita? L’integrità strutturale di un ponte di 5 anni fa è importante o ci interessa solo lo stato attuale delle cose?    

La risposta è che dobbiamo valutare i requisiti e creare soluzioni caso per caso. La frequenza cardiaca di un paziente dopo un’operazione è un dato che può richiedere grandi livelli di granularità ma nel breve periodo, mentre il livello di zuccheri nel sangue può essere controllato meno frequentemente ma può interessare il lungo periodo tenendo conto del diabete ereditario.  

Il futuro del cloud appartiene a quello che saranno maggiormente in grado di fornire la giusta soluzione per ogni esigenza, bilanciando granularità e deperibilità di tutti i dati con i costi di memorizzazione.

Massimiliano Galeazzi
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Informazioni sull'autore

MassimilianoG

Digital Marketing Lead at HPE Alliances. Managing Coffee Coaching, the HPE-Microsoft reseller community with all the news about SMB.