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Il quadro generale
Dall’articolo My Cloud Learning Journey: Part 8 "The Big Picture" di Tim Clayton, Marketing Business Services
Il lavoro di Paul Teich, all’interno dell’azienda di consulenza TIRIAS Research, è quello di guardare ai confini delle masse dei dati e dell’hardware, come telefoni e social media, per poi seguire tutti i dati dispersi nel cloud per creare un risultato finale che forma un’immagine utilizzabile per aiutare le aziende a creare miglior hardware.
Con Paul abbiamo parlato del presente e del futuro del cloud. Abbiamo riassunto il suo discorso in quattro punti di interesse che riguardano le persone e le loro interazioni con la tecnologia.
1. La gente ha bisogno di cloud più di quanto pensa
La maggior parte delle persone utilizza i servizi cloud senza neanche saperlo. Ci sono addirittura persone che pensano sia inaffidabile o addirittura sostiene di non voler utilizzare questi servizi, ma comunque utilizzano il cloud. Ogni volta che è a conoscenza del fatto che il cloud faccia parte della loro vita. Anche quelli che non si fidano molto o sostengono apertamente di non voler utilizzare soluzioni cloud lo utilizzano praticamente tutti i giorni. Basti pensare alle volte in cui clicchiamo un app sul telefonino, oppure guardiamo un video su internet, quando facciamo shopping online e tutte le volte che interagiamo via social media; tutte queste azioni vengono eseguite utilizzando, in qualche modo, un servizio cloud.
Quello che spesso non viene davvero compreso è l’importanza della tecnologia nella vita, anche di quella di cui non ci fidiamo. Alcune di queste tecnologie sono essenziali per la nostra vita quotidiana o addirittura sono di importanza vitale.
Il cloud non rientra ancora nelle tecnologie che salvano le vite umane, ma di certo la sua importanza è in continua crescita e le ripercussioni negative sui fallimenti sono ad ampio raggio e severe. Cloud non significa solo Twitter o Netflix; se un’azienda come Google, per esempio, decidesse di non utilizzare più il cloud si creerebbe uno scenario difficile in cui le altre aziende si ritrovano costrette a riutilizzare tecnologie abbandonate da tempo e, per recuperare l’attività c’è bisogno di anni.
2. La gente può essere un po’ lenta (e imprevedibile)
"Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo più veloce." Paul inizia il suo discorso citando Henry Ford. Un aspetto fondamentale del lavoro di TIRIAS è anche spiegare che a volte è necessario non fermarsi ad ascoltare il cliente, ma iniziare a fornire loro ciò di cui hanno bisogno.
Esiste una sorta di paura generale per ogni elemento che viene percepito come di disturbo sociale. Poi arriverà il momento in cui il cloud e il machine learning verranno visti come tecnologie che prendono il posto del lavoro umano. Tutti hanno timore del “mondo nuovo”, ma è importante ricordare che questi elementi di disturbo sono in realtà un sottoprodotto di complessivi miglioramenti per la nostra vita. Temiamo l’ignoto, anche se è nel nostro interesse.
Forse molte persone non sono ancora a consapevoli della prevedibilità e della capacità di analisi delle macchine, in grado di trovarci migliori soluzioni. Possiamo anche definirci in qualche modo eccentrici e imprevedibili come individui, ma i nostri modelli sono estremamente uniformi quando vengono visti con un certo distacco. È questo che consente ai sistemi di apprendimento di capire ciò di cui abbiamo bisogno.
3. La gente cambia
La capacità di accettare i vantaggi dei sistemi intelligenti è, naturalmente, una questione generazionale.
Mentre ci sono ancora persone affezionate all’idea di dover “possedere fisicamente” le cose (un libro, un DVD, un disco), le nuove generazioni, i cosiddetti “millenials”, preferiscono invece avere tutti questi materiali in un server esterno a disposizione in qualsiasi momento e a un costo minore, senza dover utilizzare dello spazio in casa per tenere i vari contenuti.
La domanda è: “Ma non gli mancherà la sensazione di togliere il vinile dalla copertina, pulire il disco e far partire la puntina?”.
La risposta di Paul Teich è stata semplice: “Alle persone non mancano le cose che non hanno mai conosciuto. Le generazioni future non avranno nostalgia per cose che non hanno sperimentato, soprattutto quando si tratta di cose impraticabili e impegnative. Non sentiranno più il bisogno di essere proprietari di un contenuto, anche perché saranno troppo impegnati a goderselo.”
4. Gli esseri umani hanno già scritto il loro futuro
Il futuro del mondo è fatto di migliaia di piccoli frammenti di informazioni, tutti scollegati tra loro e fuori contesto. Ognuno di questi rappresenta un bricciolo di verità, un pezzo di dato abbozzato in fretta, relativo a un singolo essere umano. Ogni frammento è un atto casuale o parte di uno schema regolare. Così come i modelli vengono visualizzati, ogni essere prende forma nella “mente” della macchina. Ogni persona rappresenta un singolo individuo, totalmente unico ma assolutamente prevedibile. L’obiettivo poi viene fuori e ognuno di questi individui diventa un ulteriore frammento di dati all’interno di miliardi di persone. Successivamente si rivela l’intero quadro.
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